Sciopero Nazionale FIOM 9 marzo 2012
Marzo 10, 2012
Marzo 13, 2012

Lavoro, dopo sei incontri non è cambiato nulla Il Governo punta al logoramento. Tira aria di accordo separato

mi sa che se scommettiamo che la CISL e la UIL fanno un  accordo separato con la “ex piangente” forse vinco, amenochè la CGIL cale fino in fondo le braghe con la scusa dell’unità…. ma quale unità? non certamente quella dei lavoratori!

Pubblichiamo di seguito articolo di Fabio Sebastiani dal sito www.controlacrisi.org

E sei. E siamo sempre fermi lì. Il tavolo su flessibilità e ammortizzatori sociali l’unico progresso che fa è sul numero degli incontri. E’ evidente che qualcuno sta lavorando al logoramento. Una bella presa in giro, non c’è che dire. Stavolta il passo è rimasto segnato sul tema degli ammortizzatori sociali. Governo e parti sociali oggi si sono allontanati ancora di più dall’obiettivo di un accordo. Il ministro Fornero, intanto, ha confermato i tempi stretti per il confronto, indicando la nuova data del 23 marzo. Non c’è accordo su niente e alla fine quello che deciderà sarà lo schieramento. L’ennesimo accordo separato?

Fornero ha accelerato sull’ingresso dei nuovi strumenti di tutela, a regime dal 2015 e non più dal 2017. Per i sindacati è “un passo indietro”. Secondo Cgil, Cisl e Uil, e Confindustria, anticipare l’ingresso di nuovi strumenti significa anche anticipare lo stop alle tutele oggi in campo, come la mobilità. Anche sul nodo della quantità delle risorse le posizioni sono molto distanti. Dopo il rinvio del tavolo, annunciato dal governo per individuare risorse da mettere in campo, alla ripresa del confronto i sindacati sottolineano di non aver avuto le risposte che attendevano: non è stata indicata esattamente una cifra, ed è arrivato solo un impegno a garantire la copertura quando la riforma sarà operativa, spiegano.

La nuova indennità di disoccupazione proposta dal governo si chiamerà Aspi, Assicurazione Sociale per l’impiego. Sostituirà tutti gli strumenti oggi in campo, compresa la mobilità, tranne la cig ordinaria ed una parte della cig straordinaria salvata (scompare solo per i casi di cessazioni di attività) nella messa a punto della riforma. L’Aspi prevede un tetto massimo di 1.119 euro lordi in linea con gli strumenti attuali, una durata di 12 mesi che sale a 18 per gli over-58, con una prestazione che si ridurrà del 15% ogni 6 mesi. Si applicherà a tutti i lavoratori dipendenti privati e ai lavoratori pubblici con contratto non a tempo indeterminato. Come requisiti serviranno due anni di anzianità assicurative e almeno 52 settimane nell’ultimo biennio. Dai commenti dei sindacati emerge la preoccupazione per il rischio, nel complesso, di una riduzione dell’efficacia della copertura e requisiti troppo stringenti per poterla allargare ad una ampia fascia di precariato. Secondo la Cgil siamo lontani dall’obiettivo del governo di un nuovo sistema di ammortizzatori “universale”, con una copertura per 12 milioni di lavoratori, estesa quindi a otto milioni di esclusi. E poi, i costi per le imprese del nuovo sistema di ammortizzatori, che si aggiungono ai disincentivi per il lavoro a tempo determinato, porteranno, secondo Rete imprese Italia, “un appesantimento del costo del lavoro di fatto oltre il 2%, che per le piccole imprese sarebbe inaccettabile”.